“Almeno una cosa ho imparato: che quando si ha a che fare con i bambini e si vuol capire quel che fanno e quel che dicono, la pedagogia non basta e la psicologia non arriva a dare una rappresentazione totale delle loro manifestazioni. Bisogna studiare altre cose, appropriarsi di altri strumenti di analisi e di misura. Anche farlo da autodidatti non guasta niente. Anzi.”
Ogni volta che mi metto a scrivere qualcosa su argomenti inerenti alla didattica, mi tornano in mente queste parole di Gianni Rodari tratte dalla sua Grammatica della fantasia (1973). E mi ricordo che sono un autodidatta che ha avuto il privilegio di incontrare tanti maestri discreti, i quali mi hanno lasciato qualcosa senza mai pretendere che io sposassi la loro visione del mondo.
Da pochi giorni ho licenziato le terze bozze di un libro intitolato Per una didattica della letteratura, che nei prossimi giorni uscirà per le edizioni Pensa Multimedia. Ci ho lavorato negli ultimi cinque anni con l’intento di dimostrare che è possibile – e, quindi, doveroso – occuparsi di didattica dal punto di vista degli studi letterari, tenendo conto delle ricerche condotte in altri settori senza mai venir meno a un approccio storico-critico e teorico tipico della letteratura.
Su La ricerca online ho anticipato la pubblicazione dell’introduzione.
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