Anticipo qui alcune pagine tratte da un lungo articolo, ancora inedito, che ho dedicato a Tzvetan Todorov.
Nel 1978 Tzvetan Todorov pubblica un saggio intitolato La lecture comme construction, aggiunto in coda alla seconda edizione di Poétique de la prose [T. Todorov, Poetica della prosa, trad. it. di Elisabetta Ceciarelli, Milano, Bompiani, 1995, ed. or. Poétique de la prose (choix) suivi de Nouvelles recherches sur le récit, Paris, Éditions du Seuil, 1978, pp. 175-188] e incluso nel volume Les genres du discours. Nell’arco di circa quindici pagine, l’autore illustra l’esperienza della lettura dei classici (definiti «testi rappresentativi», poiché capaci di costruire immagini nella mente di chi legge), iniziando così:
Non si riesce a cogliere ciò che è onnipresente. Nulla vi è di più comune della lettura, e nulla di più ignoto. Leggere: è così semplice che sembra, a prima vista, che non vi sia niente da dire al riguardo.
Negli studi sulla letteratura si è talvolta – raramente – affrontato il problema della lettura da due punti di vista molto differenti: l’uno tiene conto dei lettori nella loro diversità storica o sociale, collettiva o individuale; l’altro, dell’immagine del lettore, tal quale si trova rappresentata in alcuni testi: il lettore come personaggio, o ancora come “narratario” [narrataire]. Ma resta un campo inesplorato, quello della logica della lettura, che non è rappresentato nel testo e che perciò è anteriore alla differenza individuale.
Esistono più tipi di lettura. Mi soffermerò qui su uno solo di essi, non certo il minore: la lettura dei classici della narrativa, più esattamente dei testi detti rappresentativi. È questa lettura, ed essa soltanto, che si effettua come una costruzione [p. 187].
A partire dal testo, grazie a una particolare modalità di lettura, i lettori sarebbero in grado di costruire universi immaginari che non imitano la realtà, ma la creano:
Ciò che esiste, all’inizio, è il testo, e nient’altro che il testo; solo sottoponendolo a un tipo particolare di lettura costruiamo, a partire da esso, un universo immaginario. Il romanzo non imita la realtà, la crea: questa formula dei preromantici non è una semplice innovazione terminologica; solo la prospettiva della costruzione ci permette di comprendere il funzionamento del testo cosiddetto rappresentativo.
La questione della lettura si riassume dunque nel modo seguente: come un testo conduce alla costruzione di un universo immaginario? Quali sono gli aspetti del testo che determinano la costruzione da noi effettuata in occasione della lettura, e in quale modo? [pp. 187-188].
La domanda che si pone Todorov – a cui cercheranno di dare una riposta, negli anni seguenti, la linguistica cognitiva, le neuroscienze e, soprattutto, la poetica cognitiva – apre il varco a uno studio antropologico della lettura e delle letteratura. Se è il testo, infatti, a contenere le istruzioni necessarie alla costruzione dell’universo immaginario che si forma nella mente del lettore, è però il singolo lettore, donna o uomo in carne e ossa, a fornire i materiali da costruzione: i propri ricordi e le immagini già presenti nella sua memoria, grazie ai quali può costruire l’universo immaginario evocato nel testo dall’autore. La lettura dei testi rappresentativi è una vera e propria produzione, e come tale può essere indagata sono attraverso l’«introspezione» o il confronto con «i racconti che gli altri possono fare della loro lettura» (p. 192).
Secondo Todorov solo le «frasi referenziali» permettono la costruzione del mondo, poiché hanno il potere di evocare avvenimenti nella mente di chi legge, consentendogli di «costruire un universo immaginario» (p. 192). Vediamo un suo esempio concreto di frase referenziale, contrapposta a una frase sentenziosa:
Prendiamo due frasi di Adolphe [di Benjamin Constant]: «La sentivo migliore di me, mi disprezzavo per esserle indegno. È una sventura terribile quella di non essere amati quando si ama ma è un bene grande essere amati con passione quando non si ama più». La prima di queste due frasi è referenziale: essa evoca un avvenimento (i sentimenti di Adolphe); la seconda non lo è: è una sentenza. La differenza tra le due viene segnalata mediante indici grammaticali la sentenza esige il presente, la terza persona del verbo non comporta anafore [p. 188].
Ovviamente il lettore legge tutto il testo, non le singole frasi. Ma una volta che le frasi referenziali hanno fornito al lettore un qualche appiglio per costruire il suo universo immaginario, anche le altre frasi vengono osservate da quel punto di vista e contribuiscono al suo consolidamento. Per spiegare meglio il fenomeno, Todorov propone di distinguere due diverse modalità di ricezione del testo: la «significazione», che presuppone la conoscenza della lingua nella quale il testo è stato scritto e che conduce alla comprensione del testo, e la «simbolizzazione», secondo la quale «i fatti simbolizzati vengono interpretati». Le interpretazioni, specifica Todorov di seguito, «variano da un soggetto all’altro», sono quindi soggettive, personali, e sono fondamentali alla costruzione di quell’universo immaginario senza il quale il testo rimarrebbe piatto, incapace di evocare o rappresentare alcunché. Questo è lo schema usato da Todorov per illustrare il fenomeno della lettura di quelli che definisce testi rappresentativi:
1. Racconto dell’autore –> 2. Universo immaginario evocato dall’autore –> 3. Universo immaginario costruito dal lettore –> 4. Racconto del lettore.
Come rispondere – conclude Todorov – alla domanda «come conosciamo ciò che si produce nel momento della lettura?». Le risposte sono due: «per introspezione» e attraverso il confronto coi «racconti che gli altri possono fare della loro lettura», i quali sono diversi per ogni lettore e a ogni lettura, poiché non descrivono «l’universo del libro in sé» ma un «universo trasformato, come si trova nella psiche di ogni individuo» (p. 192). Il lettore comune, quello che legge per soddisfare i propri bisogni e non per mestiere, acquisisce, a partire da questo momento, un ruolo determinante nella ricerca di Todorov, che non potrà più accontentarsi dell’analisi dei testi come unica fonte di conoscenza.