Renato Fucini, chi era costui?

Dal 2005 faccio parte della giuria del premio letterario Renato Fucini. È un premio giovane, forse, e un po’ anomalo, poiché si occupa esclusivamente di libri di racconti (generalmente reietti) e di sonetti inediti. Il funzionamento è facile: i concorrenti possono partecipare a una delle due sezioni e inviare alla giuria (composta al momento attuale da Natascia Tonelli, Maria Antonietta Grignani, Paolo Di Paolo, Paolo Maccari e dal sottoscritto) o un sonetto inedito o una raccolta di racconti edita nell’ultimo anno. La prima edizione è stata vinta da Valeria Parrella, poi divenuta famosa coi suoi romanzi, la seconda da Marco Lodoli, la terza da Paolo Cognetti (altro autore, come Parrella, di Minumum Fax), la quarta da Elisa Ruotolo (con un bel libro di Nottetempo), la quinta, a pari merito, da Francesca Scotti (Pequod) e da Eugenio Baroncelli (Sellerio, la sesta da Raffaele La Capria. Giovanissimi scrittori, in due casi esordienti, e più o meno vecchi maestri si sono alternati sul palco del Teatro del Ciliegio di Monterotondo. Sabato 13 dicembre sarà la volta di Monica Pareschi, già nota come traduttrice e ora anche autrice dei racconti di “È di vetro quest’aria” (ancora Pequod edizioni, per la seconda volta). Questa è la motivazione della giuria: “per la capacità di mettere in scena, con linguaggio esatto al limite dell’oltranza, il conflitto irrisolto tra il desiderio d’ordine e lo scompiglio esistenziale, tra la pulizia dello sguardo e le insidie del tatto, tra epifania e routine. I racconti di È di vetro quest’aria portano nell’arte narrativa alcuni dei temi e delle soluzioni stilistiche che sono appannaggio delle arti visive e della poesia contemporanea, innovando dall’interno, senza mai tradirne le regole, l’arte del racconto”.
Insieme a lei sarà premiato il vincitore della sezione dedicata al sonetto. E poi faremo un po’ di festa insieme a “Le Romane”, un gruppo di artiste che porterà in scena uno spettacolo di racconti e canzoni. Io sarò lì a cercare di tenere insieme i pezzi, nel tentativo di dare una mano agli amici del Comune e di far passare una serata piacevole ai vincitori e agli spettatori. Con i suoi canti (i sonetti in vernacolo pisano, ma anche poesie in italiano messe in musica da Giacomo Puccini) e con i racconti (“Le veglie di Neri”, soprattutto) Fucini ha reso i mondo contadino della Toscana e della Maremma celebri in Italia, inventando stereotipi che durano da più di cent’anni. Perché noi non dovremmo godere di quei frutti?
Premio Fucini

Un commento

  1. Ma certo! Anche io ho bisogno di scrivere per tenermi insieme, conoscermi e riconoscermi ! La scrittura è anche un ruggito, che non vuole sottostare a regole e norme, e che, comunque, le cerca e le trova a suo modo. Talvolta invece è come una preghiera, un progetto oppure un’incentivazione. Purtroppo non sono una buona lettrice, tantomeno una scrittrice; rivendico però la mia libertà e la mia creatività che mi anima e mi fa sopravvivere, prima di tutto, a me stessa! Buon corso a tutti !

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