Le piccole città sono posti bastardi, meticci, fondati sulla contaminazione di architetture, di paesaggi urbani, di lingue e di persone. Il posto in cui vivo, Grosseto, al centro di un territorio denominato Maremma, la cui densità abitativa (48 abitanti per chilometro quadrato) è pari alla media mondiale, è una città che – ha scritto Mauro Roghi negli anni Settanta – non ha mai scherzato coi suoi abitanti. Per Carlo Cassola e Luciano Bianciardi – che ha reso famosa la metafora – era Kansas City, la città “aperta ai venti e ai forestieri”. Ma per quest’ultimo poi divenne una città terribilmente seria e triste, come ancora oggi appare.
Per viverci meglio ho provato a raccontarla così.