Lo scorso anno, mentre lavoravo a una ricerca sull’impatto delle tecnologie nelle scuole del Mezzogiorno – ne parlerò nei prossimi giorni qui sul blog – mi sono ritrovato a parlare di tablet e di LIM con dei ragazzi dell’ultima classe di un liceo scientifico napoletano. Ragazzi e ragazze con facce sagge, belle. A un certo punto un maschio barbuto, dalla barba nera e folta, prende la parola per illustrarmi una sua particolare visione delle tecnologie didattiche e spiegarmi, in poche parole, che anziché stare lì chiusi tra quelle mura prefabbricate, al caldo dei corpi, del sole e, anche, dei computer, sarebbe meglio uscire a spasso con i docenti. Passeggiate socratiche, si chiamano. Ecco, quello è il metodo didattico che può rivoluzionare la scuola. Altro che LIM.
A partire anche da questa preziosa indicazione ho provato a scrivere un saggio sul rapporto tra didattica, tecnologia e letteratura, nel tentativo di offrire strumenti concettuali e metodi didattici per ragionare e lavorare con le ICT (o TIC, in italiano) e con la letteratura a scuola. E, poi, per lavorare con la letteratura e senza le TIC nell’epoca della rivoluzione digitale. Per imparare a sconnettersi, a godersi i rapporti con gli altri, la lettura di un libro, l’ascolto di una voce.
Il libro si intitola Didattica della letteratura 2.0, pubblicato da Carocci. Oggi sul sito di Rai scuola è uscita questa intervista.