Alla fine degli anni Sessanta del Novecento, Elsa Morante è ormai un punto di riferimento della cultura italiana. Rimasta estranea ai gruppi e ai movimenti letterari del tempo, Morante può intraprendere, a partire dal 1971, un lavoro narrativo imponente e ambizioso, nel quale trovano spazio le idee maturate nel decennio precedente. Il romanzo La Storia, pubblicato nel 1974 per l’editore Einaudi, diciassette anni dopo L’Isola di Arturo, esce in edizione economica per volontà della stessa Morante, affinché possa raggiungere subito un più vasto numero di lettori. Accompagnato da una campagna pubblicitaria, il libro conosce da subito un grande successo di pubblico, ma subisce anche gli attacchi di molti critici letterari, tra cui lo stesso Pasolini, che ne denunciano il pessimismo di fondo, la sua visione fatalista e la sfiducia sulla possibilità di cambiare la storia.
La Storia. Romanzo
La Storia è uno dei romanzi più importanti degli anni Settanta, che ha contribuito a rilanciare, con l’esaurimento della neoavanguardia e degli sperimentalismi, il gusto per la narrazione nella letteratura più colta. Ricorrendo al romanzo storico, un genere tra i più importanti della letteratura italiana, Morante compie un’operazione culturale e politica che si pone in continuità con il suo intervento Pro e contro la bomba atomica e con il romanzo poetico Il mondo salvato dai ragazzini. Il suo scopo, infatti, è aiutare i lettori – anche quelli che non leggono abitualmente letteratura – a prendere coscienza dell’esistenza di uno «scandalo che dura da diecimila anni»: la storia delle società umane, infatti, nonostante i miti del progresso e dello sviluppo, vede contrapposte, in ogni luogo e in ogni tempo, «una squadra» che «esercita la violenza» e «una folla che la subisce». Una violenza che ha raggiunto il massimo della sua forza proprio nel Novecento, durante la seconda guerra mondiale, e che ancora, negli anni in cui Morante scrive, è tutt’altro che debellata, con la guerra del Vietnam e la guerra arabo-israeliana in corso. Il libro, tuttavia, non vuole essere solo una denuncia della violenza della storia ma anche, come dice la stessa autrice, un invito a prestare attenzione all’«amore della vita» che si manifesta nelle vittime dello scandalo, che sono i veri protagonisti del romanzo.
Un brano ad alta voce
Qui puoi ascoltare un brano tratto dalla sesta parte del romanzo, intitolata …..1945. Ida è una donna di quarant’anni, vedova, madre di due figli: Nino, diciannovenne, che ha combattuto la Resistenza come partigiano, e Useppe, nato alla fine del 1941 in seguito a una violenza sessuale subita da un soldato tedesco. Ida e Useppe alla fine della guerra, nell’agosto del 1945, vivono in una stanza in affitto nel quartiere di Testaccio, a Roma. La guerra, che in Europa si conclude i primi di maggio con il suicidio di Hitler e la resa della Germania, in Asia si prolunga fino al mese di agosto e termina solo in seguito al lancio di due bome atomiche da parte degli Stati Uniti d’America sulle città giapponesi di Hiroshima e di Nagasaki. Durante l’autunno di quello stesso anno tornano a Roma i reduci dei campi di sterminio, quindici persone sopravvissute su oltre mille deportate due anni prima. Ida e Useppe incontrano uno di loro nel quartiere di Trastevere, vicino al Ghetto ebraico.
La lettura ad alta voce è di Arianna Gaudio.
Lo scandalo dell’inenarrabile
Ida, che ha sempre tenute nascoste le sue origini ebraiche per poter sfuggire alle discriminazioni e alla persecuzioni di fascisti e nazisti, il 16 ottobre del 1943 si era trovata per caso ad assistere, insieme al piccolo Useppe, al partenza di oltre mille ebrei arrestati senza preavviso e senza giustificazione nel Ghetto di Roma e caricati sui vagoni merci di un treno partito dalla stazione Tiburtina e diretto, come destinazione finale, al campo di sterminio di Auschwitz. Adesso, nell’agosto del 1945, è interessata al destino di queste persone e, soprattutto, vorrebbe sapere cosa è accaduto a una donna che aveva conosciuto, Celeste Di Segni. Risalta, tuttavia, l’indifferenza dei cittadini romani che non intendono prestare attenzione ai racconti dei sopravvissuti all’esperienza del campo di sterminio, i quali sono guardati come se fossero degli «scherzi di natura» e sono chiamati, in romanesco, «giudii», ovvero «giudei», parola usata come sinonimo di ebrei – gli abitanti dell’antica Giudea – che ha tuttavia una connotazione spregiativa, ereditata da una lunga tradizione di antiebraismo alimentato dalla chiesa cristiana.
I quindici sopravvissuti, tra cui il ferrivecchi incontrato da Ida, dovettero imparare – si legge nel brano – «che nessuno voleva ascoltare i loro racconti», che non avevano niente di eroico o di avvincente ma che, al contrario, provocavano disagio, vergogna e sensi di colpa, e per questo meritavano di essere rimossi. Questi reduci dei campi di sterminio, dunque, non trovando degli interlocutori e non potendo condividere la loro esperienza attraverso il racconto, sono costretti a camminare da soli, accompagnati dal ricordo delle immagini impresse nella memoria e dalle molte «voci» che riecheggiano nei loro cervelli ma che non possono essere udite da nessuno, perché rimaste inespresse.
Un esercizio per la scuola secondaria
In questo brano sono presenti due avvenimenti che hanno sconvolto il mondo: la distruzione di Hiroshima e Nagasaki e dei loro abitanti con la bomba atomica, lo sterminio degli ebrei nei lager. In entrambi i casi si mette in evidenza la difficoltà a parlare di questi argomenti, per i quali mancano le parole: sono fatti quasi indescrivibili, inimmaginabili, anche perché – specialmente il secondo – riguardano anche gli abitanti di Roma, che hanno assistito alla deportazione degli ebrei del Ghetto senza opporre resistenza. La stessa protagonista, Ida, che ha assistito alla deportazione, evita di tornare nel Ghetto e non parla di quei fatti con i suoi figli o con altre persone. Ci sono, ai giorni nostri, altri fatti storici inenarrabili o che, comunque, le persone comuni evitano di ricordare pubblicamente? Rifletti sull’argomento e scrivi un breve testo espositivo-argomentativo in cui illustri la tua opinione supportandola con esempi.
(Per approfondire rinvio a S. Giusti, N. Tonelli, L’onesta brigata, Loescher 2021).