Proviamo a mettere a confronto i risultati ottenuti dagli studenti dei diversi ordini di scuola dopo dieci anni di scuola, nell’ultimo anno di obbligo di istruzione. Il grafico riportato nel Rapporto prove Invalsi 2019 suddivide i risultati delle prove di italiano per regione, separando gli studenti dei licei scientifici e classici da quelli degli altri licei, degli istituti tecnici e dei professionali (Rapporto prove Invalsi 2019, p. 52). Risulta evidente che, per quanto l’obbligo di istruzione sia uguale per tutti, ci sia una grande differenza tra i diversi ordini di scuola e, anche, tra le scuole delle diverse regioni. Per esempio, se in un istituto professionale della Calabria il risultato medio è di poco sopra i 150 punti – circa 50 sotto la media nazionale, fissata a 200 –, in un liceo classico o scientifico della Valle d’Aosta supera i 240, mentre un istituto professionale di questa stessa regione supera di poco i 190 punti: 40 sopra la media di un professionale della Calabria e 60 sotto al punteggio di un liceo classico o scientifico suo conterraneo.
In estrema sintesi, nessuno studente di un istituto professionale italiano sembra raggiungere il punteggio medio di 200, che rimane distante anche dalle ambizioni degli studenti degli istituti tecnici delle regioni del Sud Italia. Ovviamente questo non può essere considerato il risultato di due anni di scuola (e nemmeno completi) trascorsi nel primo biennio della secondaria di secondo grado: è il frutto di un percorso lungo, che inizia probabilmente prima e al di fuori della scuola e che trova il suo compimento alla fine del primo ciclo, al momento del consiglio orientativo e della scelta della scuola in cui terminare l’obbligo di istruzione ed eventualmente proseguire fino al diploma. La scelta di prosecuzione nei percorsi di II grado – si legge nel rapporto sugli Esiti dell’esame di Stato e degli scrutini nella scuola secondaria di I grado, a p. 17 – è fortemente correlata alla votazione conseguita all’esame del I ciclo:
In particolare, gli studenti che hanno concluso il percorso con una votazione medio-alta optano principalmente per il settore liceale: la quota di frequenze passa dal 64,1% di studenti con voto “otto” al 91,5% degli studenti con voto “dieci”. Diverse, invece, sono le scelte effettuate nelle classi di voto più basse dove a prevalere sono i percorsi tecnici e professionali: queste sono le scelte, rispettivamente, per il 44, 4% e il 35,9% degli studenti con voto “sei”.
Questo significa che le classi prime degli istituti professionali e tecnici sono composte principalmente da quegli studenti che hanno avuto un esito peggiore agli esami e che probabilmente hanno già in partenza competenze di comprensione del testo significativamente meno sviluppate di coloro che si iscrivono nei licei classici e scientifici.
Per completare il quadro, è utile sapere che «la scuola secondaria di secondo grado appare socialmente stratificata», ovvero che se teniamo conto dell’Economic Social Cultural Status index (ESCS), un indicatore elaborato dall’Invalsi per misurare la condizione socio-economica e culturale, possiamo verificare la presenza di studenti più ricchi di risorse nei licei classici e scientifici, mentre i più poveri sono concentrati negli istituti professionali. Si legge ancora nel rapporto Invalsi (p. 28):
Al grado 10, il valore medio dell’indice, nei Licei scientifici e classici è pari a 0,52, più alto, dunque, della media italiana, negli altri Licei, con un valore di 0,01 è intorno alla media, negli Istituti tecnici e negli Istituti professionali è inferiore ad essa, registrando un valore eguale a -0,19 nel primo caso e a -0,57 nel secondo. Ciò riflette da un lato la relazione tra status socio-economico e livello di capacità e preparazione cui si è fatto riferimento nel punto precedente, ma anche il fatto, che a parità di risultati scolastici, in particolare quando questi non sono brillanti, uno studente con uno status sociale elevato sceglie più facilmente una scuola di tipo liceale rispetto a uno studente di condizione famigliare più modesta.
(Estratto da S. Giusti, N. Tonelli, Comunità di pratiche letterarie, Torino, Loescher, 2021).