Il 13 maggio a Bologna si terrà un convegno su “Il testo letterario nell’apprendimento linguistico: esperienze a confronto” organizzato dal CeSLiC (Centro di Studi Linguistico-Culturali) dell’Università di Bologna. Sono stato invitato ad aprire i lavori con un intervento dal titolo Le risorse della letteratura: strumenti e competenze per l’insegnamento linguistico.
Di seguito riporto l’abstract della relazione.
A partire dagli anni Settanta del secolo scorso si è affermata in ambito didattico l’idea che l’educazione letteraria sia una prosecuzione e un perfezionamento dell’educazione linguistica. In questo modo gli studi linguistici si sono emancipati da un secolare primato della letteratura, usata spesso in modo improprio come strumento di storytelling (la storia letteraria come invenzione della nazione), o come corpus di opere esemplari da prendere a modello per la “bella scrittura”. Ma è stata una conquista dolorosa, che ha sancito una netta separazione dei due ambiti di ricerca: la didattica della lingua e la didattica della letteratura. Oggi, anche alla luce delle ricerche condotte negli ultimi trent’anni in ambito psicologico, pedagogico e sociologico, è possibile rivedere quell’idea per assegnare alla letteratura e alle opere un ruolo educativo fin dai primi anni di vita. Qual è il valore cognitivo dell’esperienza della fruizione dei testi letterari? Cosa è possibile imparare dalla lettura e dalla scrittura, dal commento e dalla traduzione dei testi letterari? Queste sono le domande a cui si cerca di dare una risposta per restituire una funzione alla letteratura nell’ambito della didattica della lingua.