Non è semplice discutere ai tempi dei social network. Le notizie rimbalzano dai giornali online alle pagine e ai profili Facebook, vengono twittate e ritwittate, riprese dai blogger e poi di nuovi dai giornali, dalle radio, dalle tv. E poi ci sono i commenti, sempre più inopportuni man mano che il pubblico si allarga, quasi che i lettori (pseudolettori) vogliano dimostrare la validità delle indagini internazionali sull’analfabetismo di ritorno.
Tutto è iniziato con la lettera dei 600 professori universitari (e non solo) che si lamentano delle lacune linguistiche dei loro studenti. Io ho avuto – come molti altri – la prontezza di rispondere sulle pagine della Ricerca di Loescher. Il tema dell’insegnamento dell’italiano mi preme da anni, quando se ne parla mi sento tirato in ballo, e poi sono sempre colpito dalla facilità con cui oggi è possibile mettere in circolazione sul web (con la complicità dei media tradizionali) delle narrazioni tossiche sulla scuola. Dopo la mia “contro-lettera” ho avuto l’occasione di scrivere un altro pezzo insieme a Christian Raimo, Lo sviluppo di un paese passa per l’educazione linguistica, uscito su Minima & Moralia. Il giorno dopo la redazione di Fahrenheit – Radio Tre ha deciso di dedicare spazio alle nostre argomentazioni, così sono stato intervistato da Loredana Lipperini. Le domande erano opportune e spero di aver dato risposte sensate. E ora? Cosa facciamo? Come andiamo avanti? Io domani riprendo il lavoro di formazione con i neoassunti e continuo a ragionare, a fare ricerca, a scrivere. Occorre approfondire la questione dei metodi didattici, è necessario insistere sulla consapevolezza dei modelli pedagogici che ciascuno di noi frequenta anche, spesso, senza averne piena coscienza. Altro lavoro, dunque. Altri impegni.
Io da questa settimana vissuta pericolosamente ho imparato che vale la pena studiare e fare ricerca perché prima o poi qualcuno, più dubbioso degli altri, ha bisogno di porre domande. E ho capito un po’ meglio su cosa concentrare l’attenzione. Io voglio lavorare per aumentare la capacità della scuola e dell’università di incidere sulla vita delle persone, le quali, in una società democratica, devono essere messe in condizione di determinare la loro vita. Buona fortuna.