Wolfgang Sahlfeld, professore di storia della didattica alla Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI), in un suo articolo intitolato “Riflessioni sulla didattica del testo letterario nell’epoca delle competenze”, individua i nuovi orizzonti che si sono messi in movimento in questi anni nell’ambito della didattica della letteratura.
Si legge nell’articolo che “Nel dibattito degli ultimi anni anche questi “nuovi” orizzonti si sono messi in movimento, e ciò essenzialmente per due ragioni”: La prima è che nella scuola secondaria di primo grado (come si denomina in Italia la Scuola Media) è apparsa la consapevolezza di un senso autonomo dello studio dei testi letterari, indipendentemente dal loro statuto nel canone e dal loro valore per la cultura letteraria degli alunni. Si ragiona per obiettivi e competenze, e si accetta che un testo letterario possa essere innanzitutto un mezzo per promuovere la capacità del giovane di leggere il mondo che lo circonda, e per spingerlo a utilizzare a tal fine alcuni strumenti di lettura (la narratologia, l’analisi strutturale dei testi archetipici sulla falsariga della Morfologia della fiaba di Propp, i nuovi modelli grammaticali e le tipologie testuali ecc.) che solo vent’anni fa erano nuovi anche nell’insegnamento universitario. Più recentemente ancora sono apparse posizioni che mettono al centro della riflessione il ruolo della letteratura nell’educazione del giovane, rinunciando ad ogni centralità di partenza della letteratura nel sistema linguistico e facendo notare (anche con riferimento alle recenti scoperte delle neuroscienze sulla reazione del nostro cervello agli stimoli narrativi) che una fruizione dei testi letterari è possibile anche senza un’istruzione formale preliminare alla lettura dei testi. Un rappresentante ben noto di questa corrente è Simone Giusti. La seconda ragione del mutamento è che nel più generale dibattito sulla scuola si fa insistentemente strada il paradigma delle competenze, nel caso italiano già con le Indicazioni per il curricolo del 2007 e ancora maggiormente con quelle recenti del 2012″.
È la prima volta che il mio lavoro di ricerca è inquadrato in modo così chiaro nel contesto del dibattito sulla didattica della lingua e della letteratura degli ultimi anni. In Italia, in assenza di un settore di studi specifico (esiste la didattica della lingua ma non la didattica della letteratura, che viene insegnata senza essere studiata…), manca uno sguardo così ampio sul fenomeno. Non è un caso che il professor Sahlfeld lavori in Svizzera. Ora, il fatto di essere chiamato in causa direttamente mi costringe a tornare a riflettere ancora su argomenti che ogni volta penso di dover abbandonare per mancanza di interesse da parte di una comunità accademica o scientifica che sembra esistere solo perché ogni tanto ci piace nominarla.
L’articolo è uscito su Campi Immaginabili, I-II/2016: 292-412.