Queste poche (e brevi) poesie sono state scritte tra la fine del 2013 e i primi giorni del 2015. La prima poesia della raccolta ha preso spunto da un aneddoto raccontato da Roman Jakobson che una volta ho letto in un manualetto sulla poesia di Valerio Magrelli: “In Africa, un missionario rimproverava i suoi fedeli perché andavano nudi: ‘E tu?’ ribatterono indicando il suo volto, ‘non sei anche tu nudo in qualche parte?’. ‘Certo, ma questo è il volto’, si giustificò il religioso. Al che gli indigeni risposero: ‘Ma in noi dappertutto è il volto’.”
Anche le altre poesie traggono la loro origine da letture e da concrete esperienze che hanno a che fare con il tatto, definito da Giovan Battista Marino “del vero / fido ministro e padre dei diletti”. Buon diletto a voi. Davvero.
Per leggere o scaricare le poesie: Poesie del tatto
Primo impatto : Il generoso Giusti scrive del tatto e non solo: della vista, a mio avviso, delle scienze naturali, delle letture che dominano il suo mondo di letterato; lungi dal mondo primitivo, cui comunque vorrebbero visceralmente parlare, questi versi, evocano l’arte contemporanea, la conceptual , quella che pone nel progetto, nel principio creativo e nel suo discorso tutta la fede dell’Artista-artigiano e aspettano, forse , il loro completamento nella risposta del lettore.