“Lo smartphone esercita una grande influenza – non necessariamente positiva – sugli alunni, e anche sugli stessi insegnanti, i quali, come tutti i lavoratori, sono costretti a fare i conti con il problema della connessione permanente, della reperibilità e, ovviamente, della gestione del tempo. Tutti, bambini, adolescenti e adulti, siamo continuamente sollecitati a essere collegati alla rete, connessi alle nostre reti di “amicizie” virtuali. Ciascuno di noi vive una vita moltiplicata: siamo qui e ora, seduti a tavola con i nostri familiari, e siamo anche altrove, pronti a ricevere una nuova notifica e a essere proiettati in uno spazio virtuale. E siamo bombardati da notizie e da storie con cui dobbiamo fare i conti quasi in tempo reale, senza però avere occasione di approfondire, di studiare, di dialogare. Condivido dunque le preoccupazioni, certo, e per questo ritengo fondamentale educare all’uso dello smartphone a scuola. E dove, sennò? La scuola è il solo spazio protetto in cui gli studenti possono fare esperienze educative e riflettere su sé stessi e sul mondo.”
È lo stralcio di un dialogo con Marco Gui e con la redazione della Ricerca sullo smartphone a scuola, sulla sicurezza, sul benessere e sull’uso consapevole dei media. Dall’ultimo numero di “La ricerca” di Loescher editore, dedicato a Come orientarsi tra le informazioni sul web.